mercoledì 2 dicembre 2015

Respiri piano per non far rumore ti addormenti di sera e ti risvegli col sole








Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.

Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.

Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.

La città rabbrividisce,
odorano le pietre -
sei la vita, il risveglio.

Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro -
è finita la notte.

Sei la luce e il mattino.

Cesare Pavese

MATTINA

M’illumino
d’immenso

(prima versione:

M’illumino
d’immenso
con un breve
moto
di sguardo)

Giuseppe Ungaretti



“Sentinella, a che punto è la notte?”
La sentinella risponde:
”Viene la mattina, e viene anche la notte.
Se volete interrogare, interrogate pure;
tornate un'altra volta”

Isaia 21,11-12
Non si può toccare l'alba
se non si sono percorsi i sentieri della notte.
Kahlil Gibran


 


Com'e' spoglia la luna, è quasi l'alba.
Si staccano i convogli, nella piazza
bruna di terra il verde dei giardini
trema d'autunno nei cancelli.
E' l'ora fioca in cui s'incide al freddo
la tua città deserta, appena un trotto
remoto di cavallo, l'attacchino
sposta dolce la scala lungo i muri
in un fruscio di carta.
La tua stanza
leggera come il sonno sarà nuova
e in un parato da campagna al sole
roseo d'autunno s'aprira'.
La fredda
banchina dei mercati odora d'erba.
La porta verde della chiesa è il mare.
Alfonso Gatto
______

SEQUENZA DELL’ALBA

Non ho mai consentito a un’alba
di risvegliare il mondo
senza il mio controllo da notaio:
enumerare gli alberi in giardino
prima che il sole li incalzi;
rassettare il prato e schierare i fiori in fila;
censire i cespugli a partita doppia:
tante foglie cadute e tante nuove.
Tutto resta in attesa.

Non ho mai consentito a un’alba
di presentarsi al mondo
senza la mia trazione da levatrice:
la Madre Terra accosciata
espelle il pallido sole
ancora incantucciato
nella placenta dell’atmosfera.

Clampo il funicolo e mi assicuro
che il flusso dei vasi s’arresti.

Solo allora recido il cordone
e stendo il sole sul largo petto della terra.
Ed essa  affaticata si rallegra
concertando la vita di suoni.

Non ho mai consentito a un’alba
di illuminare il mondo
senza il mio sguardo da regista:
il velario si snebbia
e l’orizzonte si dispiega
tra le quinte dei miei arbusti.

-Su con quei fari! Avanti quel tepore!
-Tirate quelle funi, carpentieri!
-Che fanno quei profumi che si attardano
nella molle rugiada?
-Alba, il tuo corpo rosato
alza dal letto del tuo vecchio amante!
-Puttana,
da un pezzo dovresti essere in scena!

Il gran teatro del mondo
visto dal mio giardino con questi miei occhi
incede sul proscenio per me solo!

Fabrizio  9mar12






Non c’è tempo nel buio,
la voce non scolora,
la lingua s’accomoda spinge i denti,
forza le labbra.
Rigide conserte braccia e gambe.
Che l’alba non s’apre e il sole resta un disco
cieco ingoiato da uno spazio invaso, inevaso.
In quel luogo dove i baci non si rimarginano
sul viso stanco è inviso l’amore.
Divide come un diastema che non è gemma
Salgemma che brucia e assale.
Tu chiudi gli occhi e cuci i margini
Sotterri lembi e palpebre
Con la punta della scarpa hai schiacciato i passi
Un calcio alla sfera.
Rigorosa e sola.


A.M. 2/12/2015 all'alba

 

3 commenti:

  1. Selezione poetica di Fabrizio Sapio, scelte meravigliose, parole scelte con cura nella sua lirica, le immagini sono frutto della suggestione dei versi.

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  2. Adele le tue parole sono belle e tristi. Giochi con oggetti e parole che fanno scintille. Grazie anche per la bella selezione di immagini evocative. Fab

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  3. Grazie per questa pagina ricca di poesia; emozione pura. Continuate!
    Nina

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