lunedì 13 marzo 2023

Un'altra primavera (che fretta c'era, maledetta primavera, la, la, la.





                                     Vladimir Kush Fauna nella Mancha

UN’ALTRA PRIMAVERA


Nella bocca dorata di un fiore
il nero odore della terra in primavera.
Non più teschi sui nostri tavoli
ma l’insinuante
prova della morte – come se avessimo bisogno
di nuovi modi di morire? No,
non abbiamo bisogno
di nuovi modi di morire.
La morte in noi continua
a mettere alla prova lo sfrenato
rischio di vivere,
così come Adamo lo arrischiò.
Bocca dorata, il sorriso obliquo
della luna verso ovest
è alla finestra nera,
Calavera di Primavera.
Mi fraintendete?
Sto parlando di vivere
di muoversi da un attimo verso
il seguente, e verso quello
che viene dopo, respirando,
morte nell’aria di primavera, sapendo che
aria vuol dire anche
musica a cui cantare.

DENISE LEVERTOV ( TRAD.FERNANDA PIVANO)







                                                  Cesare Laurenti Visione antica, 1901



ADDIO  AD UNA VISTA


Non ce l’ho con la primavera
 perché è tornata.
 Non la incolpo
 perché adempie come ogni anno
 ai suoi doveri.
 Capisco che la mia tristezza
 non fermerà il verde.
 Il filo d’erba, se oscilla,
 è solo al vento.
 Non mi fa soffrire
 che gli isolotti di ontani sulle acque
 abbiano di nuovo con che stormire.
 Prendo atto
 che la riva di un certo lago
 è rimasta – come se tu vivessi ancora bella
 come era.
 Non ho rancore
 contro la vista per la vista
 sulla baia abbacinata dal sole.
 Riesco perfino ad immaginare
 che degli altri, non noi
 siedano in questo momento
 sul tronco rovesciato d’una betulla.
 Rispetto il loro diritto
 a sussurrare, ridere
 e tacere felici.
 Suppongo perfino
 che li unisca l’amore
 e che lui stringa lei
 con il suo braccio vivo.
 Qualche giovane ala
 fruscia nei giuncheti.
 Auguro loro sinceramente
 di sentirla.
 Non esigo alcun cambiamento
 dalle onde vicine alla riva,
 ora leste, ora pigre
 e non a me obbedienti.
 Non pretendo nulla
 dalle acque fonde accanto al bosco,
 ora color smeraldo,
 ora color zaffiro
 ora nere.
 Una cosa non accetto.
 Il mio ritorno là.
 Il privilegio della presenza ci
 rinuncio.
 Ti sono sopravvissuta solo
 e soltanto quanto basta
 per pensare da lontano.

WISŁAWA SZYMBORSKA





Cos’è questo gusto di sangue in bocca?
Rivendico il diritto di appassire
lontano dalle forre in cui sorridono
stupide bocche di leone leccate di giallo.
Rivendico il diritto alle lacrime!
Sono allergico ai fiori:
ditelo al papavero
che se ne stava tronfio e fu decapitato;
ditelo alle viole, nascoste comari consapevoli
che sono caduche e marciranno
sotto la ruota del carro, in due ore.

E voi, che festeggiate il bacco vegetale
con passi ubriachi
come un ditirambo di disgraziati
e belate o ululate
secondo la vostra natura. Voi, dico
che inciampate sul senso e sul ritmo
ma vi rialzate e lestamente lo scavalcate.
Noi tutti rassomigliamo all’inverno
sterile senza impegno
senza neve senza pane senza coltura
senza regola né misura
senza meta perché senza storia.
Non ho più profumati versi:
oggi sono allergico persino alla poesia!

Fabrizio Sapio
(21 marzo: Primavera e Giornata mondiale della poesia)



                                      Magritte - Colgonda, 1953

La vedi la rondine?
Scende in picchiata
come un kamikaze
radente al suolo,
ai sassi, ai ciuffi d'erba.
Schiva gli ostacoli
quando tutto sembra
ormai perduto
furia d'istinto controllato.
Ali di nera forbice
tagliano l'aria e le speranze.
Grido è il suo disappunto
per una stagione tardiva.
Io come lei
la vivo male.

Adele Musso


"Che resta di un sogno erotico se
al risveglio è diventato un poeta
se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te."





 Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio - Guest star Loretta Goggi


giovedì 1 giugno 2017

La massaia compra cipolle, e io le do Neruda, compra le fettine e le offro Baudelaire





Il poeta vecchio
Lo incontro alle Poste,
mentre con entusiasmo
affiggo carte e versi.
Sta leggendo: dalla sua concentrazione
intuisco una sete di parole
che esaltano e placano.

Mi avvicino: oggi regalo bellezza
e mi piace comunicarglielo.
E’ la giornata della poesia
e regaliamo poesie a tutti.
La massaia compra cipolle, e io le do Neruda
Compra le fettine e le offro Baudelaire,
va dal fioraio
e sento che devo darle Prévert.

Lui mostra una triste vivacità febbricitante
Mi dice: anch’io ho delle poesie.
 

Con la mano del cuore
Sfila dalla giacca sdrucita
Un opuscoletto smilzo
Ottavo di fogli poetici.

Sorrido del dono, gratuito come  i doni devono essere
Si incoraggia, ed esce dalla stessa tasca
Una cosa simile alla prima
Ma in vernacolo.

Non ho tempo di leggerli adesso – i versi
Ma la ringrazio .
Venga, oggi in piazza si fa festa,
nel pomeriggio invaderemo il centro.
Di sera, saremo lì. Venga, potrà recitarcele.
Ma io…non esco la sera. E poi… vedremo.
Imbarazzato incespica, si allontana,
eppure non va via.
Pudico, ritroso, mi vuol lasciare libero
Libero col mio entusiasmo a lui così estraneo.
E si va a rintanare in un angolo
Fingendo di leggere altre affiches.

Fabrizio Sapio





Anche stamane claudicante claudica verso la fermata del bus
Io so che non è il fazzoletto d’appretto profumato
ciò che dal taschino sporge
Son versi, parole d’umido inchiostro che sembrano
sonagli
Ne ha financo sotto il berretto
O Luigi, è un fiore in bocca la poesia
Vieni, sosta sull’uscio che io ti baci
Il tuo segreto raminga tra sedute e donne in due piegate
Tra voleurs che sfilano borselli e cellulari
Ecco, tu speri che rubino i tuoi versi
e che li portino come bottino nei luoghi più impensati
Qualcuno un tempo li graffiò sui muri,
sulla corteccia ruvida, sul palmo della mano
un altro li mimò impavido dell’insegnante miope
Claudica verso il bus,
della tua rima fai ventaglio
del tuo sonetto parasole
ma prima che tu vada, qui sull’uscio io ti bacio
o mio poeta squinternato.

Adele Musso





A Vittoria Colonna


Un uomo in una donna, anzi uno dio,

per la sua bocca parla,

ond'io per ascoltarla

son fatto tal, che ma'  più sarò mio.

I' credo ben, po' ch'io

a me da lei fu' tolto,

fuor di me stesso aver di me pietate;

sì sopra 'l van desìo

mi sprona il suo bel volto,

ch'io veggio morte in ogni altra beltate.

O donna che passate

per acque e foco l'alme

a' liei giorni,

deh, fate c'a me stesso più non torni.

(Rime, Michelangelo)




 immagini e selezione poetica a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio (gli irriducibili).